In occasione della giornata della memoria la Scuola Imiberg propone la messa in scena di:
LA RADIO E IL FILO SPINATO
di e con Roberto Abbiati e Luca Salata, assistente alla regia Lucia Baldini e un contributo poetico di Mario Vighi.
Venerdì 25 gennaio 2019, ore 21.00 – Teatro Scuola Imiberg
INGRESSO GRATUITO. PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA.
![](https://www.imiberg.it/wp-content/uploads/2018/12/La-radio-e-il-filo-spinato_locandina_imiberg_def.jpg)
L’ufficiale medico del campo di Auschwitz che fece la puntura di acido fenico per ammazzare padre Kolbe si sentì dire “Lei non ha capito nulla della vita. L’odio non serve a niente… Solo l’amore crea.”
Lo immagino con una voce ferma e con una mano compassionevole sul braccio del dell’assassino, malgrado i 15 giorni nel bunker n 13 senza cibo ne acqua. Una specie di “Stia tranquillo vinco io anche se mi ammazza.” E quello lo ha ammazzato!
L’ufficiale qualche anno dopo andò a testimoniare al processo di beatificazione del padre francescano. Aveva vinto chi era morto. Non è una gran soddisfazione morire. E’ una gran soddisfazione vivere, e quando morì il padre Kolbe aveva vissuto alla grande. M’incuriosisce la passione per la radio che aveva, per le onde radio, le onde radio che partono e vanno lontano, le onde radio non le fermi, ne con le montagne, ne con i muri, le onde radio partono e vanno, questo secondo me affascinava la mente del padre Kolbe, l’idea che ci sono cose che vanno oltre e che non puoi fermare, neanche se gli spari o se gli inietti l’acido fenico.
Così divenne radio amatore, subito, quando esserlo era una cosa da studi e da brevetto. Prese il brevetto.
I personaggi di questo spettacolo sono, una radio, con le sue frequenze, la modulazione e lo spettro elettromagnetico. Una vera radio in scena, da capire e da vedere per capire. Per capire dove può arrivare il pensiero unano, sia buono che perfido.
L’ufficiale medico che ammazzò padre Kolbe, e che ha dovuto suo malgrado riportare la frase che ho citato, come testimone della sconfitta.
Il Padre Kolbe che affascinato dalle cose che vanno oltre, s’appassiona alla radio, e alla speranza. Tutte cose che ha lanciato oltre il filo spinato.
I cani e i Rolling Stones, i cani in questo spettacolo sono cani di cartone e gesso, sono marionette e sono il male, il male con i denti bianchi e cattivi, marionette con la bocca aperta, i Rolling Stones con Always Suffering la colonna sonora, forse perché il rock si addice a uno spirito forte e ardito come Padre Kolbe.
Uno spettacolo con due attori, uso di oggetti e macchinerie, grandi e piccole marionette a cui dar voce e corpo su un palcoscenico, marionette che interagiscono con gli attori, e due luci, due nel senso di due lampioni a che fanno la luce necessaria a raccontare le miserie e la grandezza della vita umana.
Uno spettacolo come una specie di voto per me per cercare di “capire qualcosa della vita”.