Barbarisi Edoardo, Angeloni Lorenzo e Arsuffi Francesca

La scienza moderna ci insegna quotidianamente che ogni fenomeno che accade nell’Universo, dalle previsioni atmosferiche sino alle eruzioni vulcaniche o eventi sismici, è riconducibile e spiegabile grazie a leggi fisiche, matematiche e chimiche e, di conseguenza, prevedibile mediante misurazioni approfondite e calcoli meticolosi.

Anche Pitagora sosteneva questo: infatti proprio alla base della dottrina pitagorica ci sono i numeri, e credere ciò significa affermare che la vera natura del mondo, così come quella delle singole cose, consiste in un ordinamento geometrico esprimibile in numeri e di conseguenza misurabile.

Attraverso il numero possiamo spiegare anche il movimento degli astri, il succedersi delle stagioni, i reticoli cristallini dei minerali o ancora il ciclo della vegetazione e le armonie musicali; anche ciò che può sembrare lontano dal numero risulta quindi riconducibile ad una struttura quantitativa ed è proprio qui che si cela la grande importanza dei pitagorici che per primi hanno ricondotto la natura, o meglio ciò che fa della natura qualcosa di oggettivo, all’ordine misurabile, riconoscendo in quest’ordine ciò che dà mondo la sua unità, la sua armonia e la sua bellezza.

Quindi, perché pensare alla natura come un qualcosa di casuale, come un insieme disordinato e confuso di enti sparsi, quando anche Pitagora stesso sosteneva la sua struttura organizzata, precisa e regolare?